Lavoratori in sciopero dopo l’ultimo dpcm del premier Conte. I sindacati chiedono la garanzia dei livelli di sicurezza dal punto di vista sanitario.
ROMA – L’ultimo dpcm del premier Conte ha provocato la rabbia e lo sciopero di molti lavoratori che non hanno accettato la decisione di tenere aperte le fabbriche. “Non siamo carne da macello“, hanno ribadito alcuni operai che chiedono la chiusura delle aziende per 15 giorni.
“Ci sono strutture – ha aggiunto il segretario della Cgil di Brescia – che si sono fermate mentre altre non lo hanno potuto fare per motivi penali. Il nostro obiettivo è riuscire ad ottenere quantomeno delle riduzioni di orario per garantire la sicurezza agli operai“.
Fiom: “Decreto inaccettabile”
La Fiom con la segretaria Francesca Re David ha parlato di “decreto inaccettabile“. “Nel nuovo dpcm – ha aggiunto la sindacalista – non ci sono misure volte a tutelare i lavoratori che stanno garantendo la tenuta economica del Paese in una condizione di grave emergenza. Chiediamo una convocazione urgente per affrontare la situazione“.
“Siamo pronti – ha aggiunto la Red David – a mobilitarci subito per iniziative tese a verificare che ai lavoratori siano garantite dalle imprese le condizioni di salute e sicurezza anche attraverso fermate per una riduzione programma delle produzioni“.
Incontro tra Conte, gli imprenditori e i sindacalisti
La tensione registrata nelle ultime ore nelle fabbriche ha portato il premier Conte a convocare una videoconferenza con imprenditori e sindacati per cercare di trovare una soluzione. Non sono esclusi nelle prossime ore dei nuovi accorgimenti per tutelare gli operai.
Difficile prevedere le mosse di Palazzo Chigi anche se l’ipotesi più probabile sembra essere una riduzione delle ore di lavoro. La decisione, comunque, non sarà presa prima di questo vertice convocato per la giornata di venerdì 13 marzo 2020 e al quale parteciperanno gli imprenditori, i leader dei sindacati e il premier.
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